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La Gazzetta dello Sport: “Quanto è facile andare allo stadio negli altri Paesi”

Si conclude il viaggio de La Gazzetta dello Sport nel pianeta tifo

Si chiude oggi l’inchiesta de La Gazzetta dello Sport sul complicato rapporto tifosi, stadio, società. Mai come quest’anno, dalle curve alla tribuna, il pubblico ha fatto sentire la propria voce. Lo ha fatto in stadi sempre più vuoti, difficili, inaccessibili, ostaggi della burocrazia. L’ultimo esempio arriva dalla Serie B, con i ventimila spettatori di Bari a sottolineare la fine dell’era Matarrese. O ancora, con la presa di posizione dei tifosi interisti nello scambio Vucinic-Guarin. E poi il boicottaggio dell’Olimpico da parte di migliaia di laziali contro Lotito, il comunicato della Curva Sud milanista che ha messo nel mirino Galliani. L’ondata di indignazione ha contagiato diverse piazze ponendo l’esigenza di un rapporto nuovo tra istituzioni e società da una parte e pubblico dall’altra. L’uso di Internet per mobilitare i tifosi non solo delle curve è il fatto nuovo in un contesto ancora di scollamento. Eppure basterebbe copiare. La Germania è il modello da seguire, anche a detta delle frange più estreme del tifo. Prezzi bassi, zero burocrazia, colore, coinvolgimento dei tifosi nei club. Risultato: stadi pieni e nessun indignados.

Quanto è facile andare allo stadio negli altri Paesi

Dall’Inghilterra all’Austria si acquista il biglietto con un clic. E non esiste la tessera del tifoso

di Marco Iaria

La task force del Viminale ha appena varato la nuova normativa che, dalla prossima stagione, allenterà la burocrazia per l’accesso agli stadi italiani, così penalizzante finora per i tifosi perbene. Non scompare la tessera del tifoso (la sua trasformazione in fidelity card, cioè in contenitore di servizi, è in mano alle società e già un’occasione è stata mancata…), ma si semplificano le procedure di acquisto dei biglietti, grazie all’uso delle nuove tecnologie, e si consente ai tifosi in trasferta di poter comprare il tagliando il giorno della partita.

Differenze Passi in avanti, senza dubbio. Restiamo indietro, tuttavia, rispetto alle best practice europee perché altrove, al di là delle leggi, è stato compiuto un salto culturale che in Italia non si intravede ancora: fine delle politiche di emergenza, largo a quelle dell’accoglienza e del dialogo, investimenti. Ecco come funziona negli altri Paesi. Una radiografia resa possibile dal contributo della rete di Supporters Direct Europe, con il componente del coordinamento dell’italiana Supporters in Campo, Diego Riva, che osserva: «Qualsiasi proposta o intervento di riforma che si proponga un diverso rapporto tra società sportive e supporter, per essere efficace, deve partire dalla conoscenza e dal riconoscimento della centralità dei tifosi come protagonisti al centro del gioco. Dove questo è stato compreso, le conseguenti azioni hanno consentito di riportare presenze negli stadi e passione».

Inghilterra Acquistare un biglietto è semplicissimo: vai online, ti registri al sito della squadra e compri il tagliando, senza dare la tua identità, basta il codice postale e l’indirizzo di posta elettronica. I biglietti da trasferta hanno stampato il nome del compratore, ma quasi a nessuno viene chiesta allo stadio una conferma dell’identità. I club hanno una lista di persone «bandite» nei loro database e questo è fatto generalmente in cooperazione con la polizia. Non esiste la tessera del tifoso. Tutti gli abbonamenti hanno la forma della card e alcune società, come Arsenal e Manchester City, reclutano «membri» dando loro priorità e sconti.

Germania Non sanno cosa sia la tessera del tifoso. Esistono piuttosto meccanismi legati all’appartenenza dei club ai tifosi. Prendiamo il caso dello Schalke04. La vendita alla vigilia della stagione è riservata ai soci (in tutto 120mila): ognuno può chiedere 2 biglietti per 4 partite, i tagliandi invenduti vengono offerti di nuovo a tutti i soci, poi a terzi. Quanto ai biglietti in trasferta, c’è una graduatoria di fedeltà: in prima fila quelli che vanno a tutte le partite casalinghe, poi chi assiste ad almeno 12 gare, quindi gli altri soci.

Spagna Né tessera del tifoso né biglietti nominativi. All’aeroporto di Barcellona, i biglietti per il Camp Nou sono offerti ai forestieri come una qualsiasi attrazione turistica. È estremamente semplice acquistare un tagliando, in vendita anche il giorno della gara: il problema è trovarlo, vista l’alta richiesta.

Francia Per alcune partite a rischio le autorità possono imporre i biglietti nominativi o vietare la vendita sul posto ai tifosi ospiti. Alcuni club, come il Psg, bandiscono dagli stadi soggetti potenzialmente violenti: a loro è vietato l’acquisto dei biglietti. Le società in trasferta devono garantire il servizio d’ordine con uno steward ogni 50 tifosi.

Belgio-Olanda Qui sono state adottate diverse restrizioni nel corso degli anni. Per le partite a rischio vige il cosiddetto sistema «combi». I tifosi in trasferta sono obbligati a viaggiare su treni o bus sotto una stretta sorveglianza, tutti assieme, sotto l’«ombrello» dei club di tifosi che fanno in un certo senso da garanti. Molti tifosi si lamentano: la ritengono una privazione della loro libertà di movimento. In Belgio il biglietto è nominativo e bisogna esibire la carta d’identità per l’acquisto. Niente tessera del tifoso. In Eredivisie, nel 1996-97, fu introdotta l’identity card, ma le proteste di società e tifosi la resero facoltativa: ora è obbligatoria solo per le partite ad alto rischio.

Austria Si possono comprare i biglietti su Internet, anche il giorno stesso della partita. In trasferta ci si reca direttamente al botteghino. Tessera del tifoso? No. Semmai, allo stadio del St.Pölten serve una «fan card» per comprare la birra. Costa 10 euro, si compra agli sportelli dello stadio ed è ricaricabile.

Altri Paesi In Grecia, Israele e Portogallo niente tessera del tifoso e procedura semplificata per l’acquisto: puoi comprare il biglietto al botteghino o direttamente a casa, stampandoti il tagliando. È lo stesso in Irlanda, dove le società, d’intesa con la polizia, possono vietare a tifosi pericolosi di entrare allo stadio.

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