Troppa burocrazia, comprare biglietti è quasi impossibile
Tessera del tifoso, divieti, documenti: quanti disagi
Iter da snellire e nuove tecnologie da sfruttare
(Marco Iaria)18 agosto 2013, un’ordinaria domenica di mezza estate. Fuori dal Meazza, prima di Inter-Cittadella, centinaia di tifosi tentano invano di acquistare un biglietto: famiglie in coda lottano contro quel mostro che è la burocrazia e, dopo un po’, tornano a casa delusi. Qualche ora più tardi, dentro l’Olimpico, centinaia di pseudotifosi della Lazio non la smettono di fare buu ai giocatori neri della Juventus, protetti da uno stato di impunità. Ripensando a quei due fotogrammi si rafforza il sospetto: c’è qualcosa che non va nella gestione del pubblico da stadi se, in nome del sacrosanto principio della sicurezza, si finiscono per punire le persone perbene più di quanto non si riesca ad allontanare dai nostri campi quella sparuta minoranza che, ormai impossibilitata ad esercitare la violenza fisica, ripiega su quella verbale.
Tanto, c’è sempre la TV… Inutile girarci attorno: recarsi allo stadio è diventata un’impresa, di sicuro più complicata che prendere un treno o andare a teatro.
Difficoltà L’origine di tutto sta nel biglietto nominativo, introdotto nel 2005: per acquistarlo serve la carta d’identità. Poi, nel 2010, è arrivata la tessera del tifoso, con un costo supplementare e tutti quei moduli da compilare, obbligatoria per abbonarsi e per andare in trasferta. Se non la si fa, niente partite fuori casa, a meno che non si scelga un settore diverso da quello ospiti. Ma nemmeno ciò è possibile se le autorità di pubblica sicurezza fanno scattare il divieto di acquisto per i residenti nella regione della squadra forestiera.
E comunque comprare il tagliando nel giorno della partita proprio non si può. Detto banalmente: il papà che, senza pianificare nulla e in assenza del passepartout della tessera, decide al mattino di portare il figlioletto allo stadio, piuttosto che al cinema, ha scarsissime possibilità di riuscirci. I disagi maggiori, insomma, sono per l’appassionato mordi e fuggi, non fidelizzato, che comunque rappresenta un enorme serbatoio per il movimento: basti pensare ai 22,8 milioni di persone che dichiara no di tifare per una squadra di A secondo le indagini demoscopiche commissionate dalla Lega. Un numero ben superiore alle tessere rilasciate sinora (1,2 milioni).
Raccomandazioni Lo stesso Osservatorio sa che bisogna fare qualcosa. Anzi, l’ha pure messo nero su bianco con la determinazione dell’8 febbraio 2012. Una raccomandazione, innanzitutto, a sfruttare le possibilità offerte dalle nuove tecnologie «a distanza e in mobilità». Va incentivato l’acquisto on line dei biglietti, così come avviene per i treni, gli aerei o i concerti, e in particolare il cosiddetto ticketless: ti compri il tagliando sul telefonino ed eviti le code.
L’Osservatorio, in quel la circostanza, spingeva anche per rivedere, limitatamente ai possessori della card, il divieto di vendita dei biglietti del settore ospiti il giorno della partita. È trascorso un anno e mezzo ma nulla si è fatto. Vogliamo o no riportare la gente negli stadi?
Visto dal Viminale
L’occasione persa per unire tifo e club con la fidelity card
(Maurizio Galdi)Doveva essere «un meccanismo per facilitare i rapporti tra società e tifosi», questo continuano a ripetere della tessera del tifoso all’Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale. Ma in realtà non è mai stato così. Tanto che le società di sono inventate di tutto, arrivando anche a fare «della falsa comunicazione».
Away card All’Osservatorio le away card non hanno mai rappresentato un problema ma si dovevano riempire di contenuto. «Le società sportive dicono al Viminale hanno il diritto di sfruttare anche in chiave marketing le tessere, ma devono ricordare che hanno anche una “responsabilità sociale” e soprattutto devono finalmente chiarire il loro rapporto con gli ultrà». La Roma «ha pagato con multe pesanti la gestione di queste card e ora si trova anche a dover giocare con la curva chiusa la prima in casa (con rischi sull’ordine pubblico, ndr)». Il club giallorosso rischia addirittura la revoca delle away card.
Biglietti nominali La vera svolta, comunque, non è stata la nascita della tessera del tifoso, ma l’introduzione del biglietto nominale. Da quel momento per accedere agli stadi è necessario essere riconosciuti». E questo indubbiamente crea più problemi e allunga code ai botteghini. Ma cosa differenzia tessera del tifoso, away card, abbonamenti, biglietti nominali? Nulla. «Tutti devono essere compatibili con il sistema della tessera del tifoso», spiegano all’Osservatorio. Insomma non si tratta di chiamarle in modo diverso: la tessera del tifoso serve per accedere in trasferta al settore ospiti, l’abbonamento è di fatto una tessera del tifoso, la away card è una tessera ricaricabile, il biglietto singolo è sempre (anche gli omaggi) nominale.