Cogliamo l’occasione del primo quiz biancorosso per fare un breve ripasso di storia e ripercorrere così, grazie al libro “Rimini 100. Una storia biancorossa“, le vicende e i fatti che portarono alla nascita della Rimini Calcio, oggi A.C.Rimini 1912.
- Gli anni ’30 videro le imprese memorabili di Libertas e Dopolavoro Ferroviario, le due compagini di punta del panorama calcistico cittadino dell’epoca: in maglia a quarti contrapposti bianco-rossi la prima, in tenuta nera con banda orizzontale biancorossa la seconda. Fu in questo decennio che, a Rimini come altrove, il calcio divenne uno spettacolo popolare, che coinvolgeva tutti gli strati sociali. Questo forte aumento di interesse si deve in parte anche all’azione del Fascismo, che favorì sia la pratica sportiva sia la costruzione di stadi in grado di fare dello sport uno spettacolo gradevole e comodo. Il tempo libero dei ragazzi, dei giovani, dei lavoratori era organizzato in modo capillare, ed all’interno di esso si dava molto spazio allo sport (anche femminile) percepito come strumento per migliorare la vigoria fisica degli Italiani; allo stesso tempo gli impianti sportivi erano anche un luogo ideale per incanalare l’entusiasmo popolare, oltre che per la celebrazione delle manifestazioni del regime. Nel 1930 venne costituita anche a Rimini la sezione della ULIC (Unione Libera Italiana Calcio), una federazione nata nel 1917 per disciplinare l’attività amatoriale e giovanile separata rispetto a quella della FIGC, ma che da qualche tempo era stata presa sotto l’ala della federazione ufficiale, pur mantenendo una certa autonomia. Nel 1930 la Libertas riprese la propria attività all’interno dell’ULIC, poi si iscrisse al campionato FIGC 1931-32 di Terza Divisione (quinto ed ultimo livello nazionale). Guidavano la squadra Gino Amati e Flavio Lombardini; gli avversari furono le squadre B (riserve) di Forlì, Ravenna, Faenza, Baracca Lugo e Russi, oltre all’Alfonsine e al Dopolavoro Ferroviario (DLF) di Rimini. L’Opera Nazionale Dopolavoro era un’associazione nata nel 1925 per volontà del regime fascista, col compito di organizzare – e controllare – il tempo libero dei lavoratori. Particolare importanza ebbe il Dopolavoro Ferroviario, che a Rimini è ancora attivo. La squadra di calcio del Dopolavoro Ferroviario nella stagione 1930/31 disputò, aggiudicandoselo, il campionato ULIC, successo che consentì di tentare l’avventura nelle serie “regolari”.
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L’area di via Roma come appariva all’epoca e in alto a sinistra il campo del DLF
Per il DLF data senz’altro fondamentale fu il 4 novembre 1931, giorno in cui, come riportano le cronache, i Ferrovieri Riminesi videro coronato uno dei loro voti più fervidi con l’inaugurazione del campo sportivo situato in via Roma e ricavato demolendo alcuni padiglioni dell’officina veicoli. Il campo, ricoperto di polvere di carbone, aveva dimensioni regolamentari ma ridottissime ed era circondato da una stretta recinzione, tanto che era conosciuto popolarmente come “la scatoletta”. Da quel momento in città due cuori presero a battere per il pallone e due ”case” divennero teatro delle gesta di “biancorossi” e “nerocerchiati”. Una, quella dopolavorista, all’ombra dei capannoni delle officine di via Roma, col suo piccolo campo (non è difficile immaginare il calore con cui i tifosi del DLF sostenevano la loro squadra assiepati alla rete, come si nota anche dalle foto d’epoca: una vera e propria “fossa dei leoni”); l’altra, quella della Libertas, presso il Campo Polisportivo sull’area dell’ex ippodromo Flaminio, con i suoi spalti e il suo parterre intorno all’ampia pista ad anello, che nel 1933 venne portato a totale ristrutturazione col nome di “Stadio del Littorio”.
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Azione di gioco sul campo della Libertas. Sullo sfondo i cantieri per la costruzione delle tribune del nuovo “Stadio Littorio”
La città era ormai spaccata in due e la febbre del tifo si alzava inevitabilmente in occasione degli scontri diretti. Inoltre l’antagonismo tra le due squadre si configurò anche come una vera e propria lotta tra parti politiche, sia pure all’interno del fascismo. Da una parte la Libertas, sostenuta dal Partito, tanto che ebbe la sua sede anche presso la Casa del Fascio; dall’altra il Dopolavoro, sostenuto dalla “Milizia ferroviaria”, corpo specializzato della “Milizia volontaria per la sicurezza nazionale” istituita nel 1923, la quale aveva tra le proprie iniziative anche quella di dare grande impulso allo sport. Al di là di queste questioni politiche, borghi e i ritrovi erano pervasi da un fremito irrefrenabile di passione e persino nelle scuole e per le strade non di rado i ragazzini erano soliti dar vita a scaramucce generate dalla appartenenza calcistica all’una o all’altra fazione. Erano quelli gli anni in cui i giovani di Rimini portavano all’occhiello della giacca piccoli palloncini di lana, confezionati ricoprendo un dischetto di cartone con fili biancorossi o rossoneri, e che incrociandosi per i corridoi o per i vicoli erano soliti domandarsi con un categorico e perentorio quesito: “Libertas o Dopolavoro?”. La risposta innescava inevitabilmente da ambo le parti una reazione fatta di sputi o, ancor peggio, condita da colpi proibiti. Si racconta anche che il cinema Balilla di via Cairoli distribuiva biglietti di colore diverso ai tifosi del DLF o della Libertas, allo scopo di fare una sorta di sondaggio sull’entità del tifo per l’una o l’altra squadra. Questi segnali indicano che il calcio era ormai diventato a tutti gli effetti uno sport popolare. (…)
Il DLF, alla vigilia del torneo di I Divisione 1934/35, decise di non iscriversi al campionato, rinunciando all’attività ad alto livello; le due compagini si affrontarono in seguito solo nei campionati inferiori, cui partecipava la squadra B (riserve) della Libertas. Le cause dell’abbandono, almeno a giudicare dai commenti della stampa, sono da attribuire principalmente agli errori dei dirigenti del DLF ed alla loro ambizione eccessiva che li aveva portati a spese troppo superiori alle entrate. (…)
Al termine del campionato di Serie C-Girone D 1937/38 anche la Libertas, pur reduce da un onorevole piazzamento, dovette cedere le armi davanti a un forte passivo economico, accompagnato da dissidi di stampo politico locale e da un certo disinteresse della città, cosa che le impose di ripartire nuovamente – causa rinuncia alla serie C – dalla I Divisione-Girone A. Il segretario del fascio Pio Baiocchi, commissario straordinario nominato dal CONI dopo le dimissioni dell’intero consiglio della Libertas, tentò anche, senza successo, la strada della fusione tra Libertas e DLF. (…)
Al termine della stagione 1938/39 la Libertas, classificatasi terza in I divisione, assorbì di fatto tramite annessione il DLF, nel frattempo rimessosi in carreggiata e reduce da una stagione in II Divisione, ma nuovamente e irreversibilmente ripiombato in disgrazia e costretto allo scioglimento. Fu l’atto di nascita della nuova società denominata Rimini Calcio, col dott. Carlo Carli come primo presidente e l’ungherese Ernesto Guszik come allenatore. Grazie ad un’opera di risanamento, al fatto che parecchi giocatori del DLF confluirono tra le fila della Libertas e in virtù del piazzamento conseguito nel campionato precedente, nel 1939/40 fu quindi ancora Serie C per la nuova società biancorossa. (…)
Brani tratti da:
“RIMINI 100. UNA STORIA BIANCOROSSA”. A cura di R. De Bonis, F. Fanini, G. Zavatta (NFC EDIZIONI, Rimini 2012)